Una modesta proposta. Intese estese e libertà d’intendersi

Il saggio si articola in due sezioni. La prima sezione presenta e sviluppa la proposta di ampliare il significato e la portata delle intese dello stato con le confessioni di minoranza, come previsto dall’art. 8.3, cost. “Intese estese” è la formula qui utilizzata per denominare il tentativo di integrare lo strumento delle intese con l’ispirazione pluralista della costituzione e con le esigenze di eterointegrazione degli ordinamenti statali che derivano dai processi di globalizzazione. L’eterointegrazione è poi posta in stretta relazione con la tutela della libertà e, in particolare, della libertà religiosa.
La proposta di “intese estese” è giustificata, inoltre, dalla necessità di creare uno strumento di integrazione interculturale più potente del diritto internazionale privato e in grado di realizzare un pluralismo per valori, piuttosto che inter-legale o inter-normativo, più inclusivo delle diversità culturali. Nella seconda sezione, il tema della diversità religiosa e culturale è testato con riferimento alla vicenda riguardante la richiesta d’intesa di conclusione di un’intesa da parte dell’UAAR, un’associazione ateo/agnosticista italiana.
Nel contesto di questa indagine, l’analisi delle richieste da parte degli atei e del rifiuto opposto ad esse dallo stato italiano, giova a porre in luce le interconnessioni tra cultura giuridica secolare e tradizioni religiose nell’ordinamento italiano come in altri ordinamenti. La differenza “atea” si prospetta, in effetti, come una differenza radicale. Sotto questo aspetto, essa consente di porre in risalto, come in controluce, le ragioni che supportano l’ampliamento della portata delle intese come strumento, insieme, di tutela della libertà religiosa e dell’uguaglianza di fronte al diritto.

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