Sguardi sul diritto divino (islamico). Islamofobia vs. terrorismo, pena di morte e giustizia di transizione

I leader religiosi islamici hanno sostenuto che l’atteggiamento di molti musulmani radicali rischia di essere in palese contraddizione con il retaggio culturale e simbolico delle figure centrali nella religione, come Mosè, Gesù, il Profeta dell’Islam, nonché che uno dei principi di base più importanti dell’Islam è quello di non commettere attacchi o aggressioni. Assassinii compulsivi non sono stati mai designati come valide forme di rappresaglia del Profeta. Simili carneficine, e la discussione che ne è seguita in tema di vignette anti-islamiche, hanno ispirato una ambigua richiesta di libertà di espressione tra i musulmani degli Stati Uniti, i quali possono, ad un tempo, sentirsi offesi dalle caricature ma anche convivere all’interno di una cultura in cui la libertà di parola viene garantita come un diritto fondamentale. Ciò anche in virtù dell’esempio offerto dal Profeta Maometto che ha sempre reagito agli abusi e alle invettive, con il perdono (la clemenza), la tolleranza e la preghiera (la misericordia). In tutti gli stati sicuri e stabili, le forme di consapevolezza sociale sono un requisito necessario per l’edificazione di un sistema sociale responsivo. Tale consapevolezza è a sua volta fondata sulla conoscenza pubblica della legge (alfabetizzazione legale), sulla scorrevolezza normativa delle vie di accesso alla giustizia, sulla partecipazione collettiva alla costrizione dell’ordine civile (mobilitazione giuridica), sulla possibilità di una continua evoluzione dei valori, approcci e comportamenti comunitari tendenti alla legalità (socializzazione legale). Ebbene, va ammesso che simili fondamenta sono tutte quanti assai carenti nel quadro del Medio Oriente contemporaneo. Così, potrebbe sembrare che il Medio Oriente dovesse fare prima un passo indietro, per poter poi andare avanti. Porre le fondamenta della società moderna (dalla alfabetizzazione elementare al contratto sociale, ecc.) muovendo dalle attività educative rappresenta una sequenza di partenza di mosse ormai indifferibili. Si tratta di adottare un approccio realistico ai problemi in gioco. Il Medio Oriente e i paesi arabi non potranno mai costruire sistemi prosperi senza coltivare un terreno produttivo, fatto di una società colta in grado di trasformare le tradizioni culturali più risalenti e contemporaneamente le paranoie collettive più recenti. Allora e solo allora, un processo di sviluppo e miglioramento gestibile potrà essere attivato e prendere definitivamente corpo.

I commenti sono chiusi.