Il saggio prende le mosse da un fatto di cronaca che ha avuto luogo in Francia qualche anno fa ed ha visto come inconsapevoli protagonisti due genitori marocchini, interpellati dal Tribunale per la Famiglia di Tolosa per aver chiamato la propria figlia Jihad. Ad avviso della procura francese il nome scelto dalla coppia era palesemente pregiudizievole per lo sviluppo psicosociologico della nascitura per via della evocatività del termine jihad e del suo immediato rimando alla ‘guerra santa’ perpetrata dalle organizzazioni terroristiche di stampo salafita, responsabili di atroci delitti anche in territorio europeo. L’episodio ha rappresentato il punto di partenza per una riflessione sul nome, segno identificativo e distintivo della persona nonché elemento attorno al quale costruire l’identità personale e dal quale discende un importante diritto, il diritto al nome appunto, cioè il diritto di ciascuno a vedersi attribuito per legge un nome al momento della nascita. Nel saggio si analizzerà la cornice normativa di questo peculiare diritto il cui esercizio, a ben vedere, spetta a un soggetto terzo e non già a colui che ne ha la titolarità che, al contrario, finisce per subirne gli effetti. Si osserverà che la scelta del nome non è una scelta del tutto libera poiché non esiste nell’ordinamento un autonomo ‘diritto alla scelta del nome’, ma esclusivamente il diritto di ciascuno individuo a vedersi attribuire per legge un nome al momento della nascita. Da questo discendono una serie di limiti normativi all’imposizione onomastica. Limiti che saranno analizzati nel saggio e che metteranno in evidenza la natura non laica e culturalmente partigiana della legislazione in tema di imposizione onomastica, ancora pesantemente influenzata dalla monocultura cristiano/cattolica e, di conseguenza, incapace di dare legittimità e legittimazione alle altre culture. Per addivenire a una lettura laica delle norme sul nome è forse necessario indagare il senso e il significato che l’atto della nominazione assume nell’ambito della nostra e delle altre culture per dare finalmente riconoscimento ai nomi con cui l’Altro intende chiamare sé stesso.
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