Nel 1997 un inedito progetto di semplificazione della bolletta commissionato da Enel investì il settore energetico. La scelta di abbandonare “l’antilingua” del principale canale comunicativo è presto detta: lo stesso Presidente non era in grado di leggere la fattura che la sua azienda inviava ai clienti. Già allora, la scarsa qualità della comunicazione fungeva da insuperabile filtro per la partecipazione economica e sociale, soprattutto dei migranti. L’esigenza di chiarezza e comprensibilità si tinge di ulteriore complessità nell’attuale assetto del mercato energetico. Per un verso, la sostenibilità imprime un nuovo volto all’informazione contrattuale nel solco delle tecniche sottese alle “spinte gentili”. Per altro verso, la tecnologia conia nuovi linguaggi, che segnano il tramonto del testo scritto e aprono a nuove forme di design comunicativo. Cruscotti informativi, pop- up, banners, link di rinvio, opzioni di default s’impongono come il nuovo linguaggio in materia di energia. Un linguaggio assai poco chiaro e che, di fatto, impantana l’utente, rendendo necessario il supporto di applicazioni pensate per decifrarne il contenuto. A pagare il prezzo più alto, ancóra una volta, sono gli immigrati, che accanto alla barriera linguistica vedono sorgere nuovi ostacoli: su tutti, una contrattazione vieppiù automatica, difficilmente decifrabile, interamente svolta online e che di friendly sembra avere ben poco.L’impossibilità materiale di una connessione Internet, unitamente ai bassi livelli di alfabetizzazione tecnologica, priva gran parte di loro della possibilità di compiere scelte consapevoli nel mercato energetico; il tutto, in un contesto socio-economico nel quale il bene energia si configura sempre più come precondizione essenziale per l’esercizio di diritti fondamentali e rende, dunque, indispensabile ripensare i classici rimedi contrattuali come strumenti di inclusione sociale.
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