L’Unione Europea è nata nel segno dell’unità e del pluralismo. Questo binomio, per alcuni versi ossimorico, ha trovato una sua sintesi istituzionale e procedurale. Da un punto di vista culturale, invece, l’Europa è divisa e gli sforzi di traduzione antropologica nello specchio del diritto sono stati finora assai scarsi. Questa diffrazione si traduce in un pluralismo giuridico che tratta le culture nazionali e sub-nazionali come se fossero entità parallele destinate a non incontrarsi mai, proprio come nell’universo della geometria euclidea. Il saggio tenta di indicare i percorsi per sviluppare
un’intercultura giuridica, sintonizzata su una dimensione antropologico-spaziale – corologica – in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini europei e di supportare il progetto di un’Europa che non sia unita nella reciproca indifferenza culturale. Un’Europa non più spazio comune di giustizia ma, appunto, interspazio di una giustizia comune.
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