Quando i Greci si chiamavano Yona. L’hapax indo-greco dalle origini all’akmè con Menandro Soter. Riflessioni storiche, sociologiche e politico-giuridiche

l presente articolo ambisce a proporre alcune riflessioni storiche, sociologiche e politico-giuridiche dedicate alla complessa e singolare vicenda degli Indo-Greci, dalle origini all’akmè con Menandro I, con l’obiettivo di evidenziare alcuni elementi che la caratterizzano come unicum nel contesto della storia ellenistica, di cui rappresenta una singolare “zona di confine”. Ciò non solo per il fatto di costituirne l’estremità più orientale (e isolata), quanto per aver dato vita ad un avamposto politico capace di sopravvivere, con specifiche singolarità, a molte altre realtà nate dalla lacerazione dell’impero alessandrino. Il permanere dell’influenza greca per molto tempo dopo la fine delle entità politiche elleniche – in primis nel cosmopolita Impero Kushana – è rivelatore di una significativa osmosi fra civiltà, in cui la componente ellenica si è trovata a giocare un ruolo di primo piano all’interno di un inedito crocevia fra culture, popoli e lingue, che include, fra gli altri, la Cina degli Han. Sebbene in via indiziaria e problematica, data la presenza di fonti limitate e frammentarie (cui però fanno da compendio evidenze archeologiche e numismatiche di rilievo) si ambisce a proporre un breve spaccato su tale capitolo di interazione fra nazioni e culture agli albori della Via della Seta, nella consapevolezza della rinnovata attenzione che questo tema riceve sotto molteplici piani, anche politico-giuridici, e nell’auspicio che da esso possano trarsi utili spunti per impostare la riflessione sulle relazioni fra Occidente e Oriente.

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