Il presente contributo esamina, in ottica multidisciplinare, un momento significativo nello sviluppo delle c.d. ‘Vie della Seta’, ossia quello del suo passaggio da un insieme di interazioni sporadiche e spontanee a quello di un suo sviluppo nella cornice di un disegno politico. Si tratta di un contesto di cui si intende mostrare l’importanza per gli studi che, a vario livello, si interessano di interculturalità, intesa sia nella sua connotazione spaziale che temporale. A tal fine, lo sguardo è rivolto all’esperienza dell’estremo ellenismo orientale nella sua parabola conclusiva, in un momento di particolare vitalità e trasformazione, sulla spinta anche di fenomeni migratori e mutamenti politici. Fra i testimoni di questa realtà così dinamica e fortemente interculturale – sulla quale le fonti occidentali sono alquanto lacunose – eminente è il ruolo delle fonti cinesi: l’apertura della Cina degli Han verso le ‘Regioni Occidentali’ si traduce così in una serie di brevi affreschi utili a interrogarsi sulle caratteristiche di un mondo in repentino cambiamento e particolarmente fecondo di elementi per una lettura culturale attenta alle interconnessioni. Il fatto che in questo singolare humus maturino le condizioni politiche, economiche e infrastrutturali per la progressiva stabilizzazione di connessioni poi identificate con l’evocativo nome di Via della Seta, rende particolarmente interessante questo spaccato di storia antica, vista anche la rinnovata attualità che tale tema rivela oggi per effetto della Belt and Road Initiative da parte della Cina. Questo momento di singolare vitalità, scandito da migrazioni e stanzializzazioni di popoli, disegni ed esiti di politiche di colonizzazione, interazione fra culture e religioni, testimonia relazioni fra mondi che cercano e ottengono collegamenti sempre più stretti, e pur sempre si trovano coinvolti in conflitti e controversie che sfidano il sempre delicato rapporto fra identità politiche e culturali, non da ultimo anche attraverso strumenti giuridici.
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