Senz’anima: gli animali tra diritto e religioni

L’attenzione degli ordinamenti giuridici religiosi è tradizionalmente orientata verso gli esseri umani in quanto destinatari del messaggio salvifico e perché muniti di coscienza, o meglio di ‘anima’. Qual è il ruolo quindi degli animali nei diritti confessionali? L’ordinamento statale, in tempi recenti, si è accorto della necessità di tutelare gli animali sia in senso ecologista sia nell’affezione che si crea nelle relazioni tra umani e alcune specie del mondo animale. Gli studiosi si interrogano quindi su quale sorta di soggettività giuridica attribuire agli animali o ad alcuni di essi. Le religioni da sempre tutelano il ‘Creato’. La protezione della biodiversità è, pertanto, un elemento centrale di numerose dottrine religiose. Gli animali sono strumentali al benessere degli esseri umani e, in tal modo, contribuiscono alle finalità escatologiche degli ordinamenti giuridici religiosi. Si pensi, ad esempio, alle regole alimentari che consentono ai fedeli di cibarsi degli animali solo a determinate condizioni. A tale proposito, si parla anche di teologia degli animali. Con la loro importante tradizione intrisa di precetti, gli ordinamenti religiosi contribuiscono all’evoluzione giuridica del mondo animale, anche favorendo il riempimento delle ‘parti mute’ del diritto secolare che, sul tema, è quanto mai lacunoso. Ci si apre, quindi, ad una nuova sfida nell’operoso rapporto osmotico tra gli ordinamenti confessionali e quelli secolari nella creazione di un sistema di regole che trasformi gli animali da oggetti di mero possesso a soggetti di protezione e promozione.

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