Un testo di recente pubblicazione analizza il tema delle connessioni tra diritto e religione/e da un punto di vista culturale, sottolineando come tali connessioni operino anche quando il senso comune non ne riconosca adeguatamente l’azione. La ricerca da cui muovono le riflessioni qui presentate consiste in un’ampia indagine sulla rilevanza politica del discorso e dei simboli religiosi, affrontando in particolare l’influenza ancora in corso della teologia politica cristiana sul quadro complessivo delle forme occidentali di costituzionalismo. Il volume in esame sembra approfondire prospettive scientifiche che lo stesso suo Autore ha a lungo studiato e criticato. Pur riconoscendo l’importanza peculiare di questo tipo di lavoro, due elementi appiono ancora parzialmente inesplorati: a) il ruolo (e le regole) del dissenso negli ordini confessionali nel produrre un mutamento della percezione della politica e della legge; b) il crescente e non sempre così nascosto o in chiaroscuro presentarsi degli effetti del consumismo e del secolarismo sugli stessi culti religiosi.
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