ADR, valori ebraici e interfacce di traduzione tra universi di giustizia. Giudici, avvocati e uso interculturale degli strumenti processuali

La crescita ipertrofica del contenzioso legale ha rallentato la giustizia italiana, accrescendo il rischio di ineffettività del diritto. A tale fenomeno si è opposto, come controreazione, una trasformazione culturale culminata con l’implementazione di numerosi rimedi conciliativi, soprattutto nel campo del diritto processuale civile. L’importanza di tali istituti non è limitata ai soli ordinamenti civili poiché essi coinvolgono anche gli ordinamenti religiosi. Nell’ebraismo, ad esempio, gli schemi tipici dell’autonomia privata conciliativa, meglio noti con l’acronimo di ADR (Alternative Dispute Resolution), sono addirittura considerati dalle fonti Talmudiche lo strumento da prediligere nella risoluzione dei conflitti inter-privati. Tali osservazioni inducono a contestualizzare le ADR nel prisma del diritto interculturale, concentrando l’attenzione sugli operatori legali. Tra questi, soprattutto gli Avvocati sono chiamati a sviluppare nuove competenze, articolando il loro ruolo di difensori dei diritti con quello del tutto nuovo di Case Manager Interculturali.

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