L’articolo 405 del Codice penale italiano sanziona l’interruzione o il turbamento dolosi di funzioni, cerimonie o pratiche religiose svolti con l’assistenza di un ministro di culto in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico ovvero aperto al pubblico La Corte di Cassazione, con una sentenza innovativa, ha qualificato come reato la sosta di una tradizionale processione religiosa con una statua sacra davanti alla casa di un importante boss mafioso per rendergli omaggio. Sia le argomentazioni fornite dalla Corte che l’interpretazione dei principi in esse coinvolti meritano un attento esame con specifico riguardo alle loro possibili implicazioni rispetto all’esercizio della libertà religiosa. La portata della decisione in questione, se non attentamente delimitata da un punto di vista semantico, rischia di aprire la strada a un illegittimo ampliamento della categoria dei reati contro il sentimento religioso. Lo scopo primario di questo saggio è quello di allineare le esigenze di sicurezza alla base della decisione della Cassazione con la religione e i riti ad essa collegati in quanto ‘abitudini e ortoprassi etno-sociali’.
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