L’accessibilità alla comunicazione istituzionale in Italia, in particolare per la popolazione migrante, presenta problematiche eterogenee, in virtù della presenza di una pluralità di comunità, ognuna con un diverso grado di integrazione. Nonostante l’esistenza di iniziative di supporto rivolte a queste comunità, molte di esse rimangono ‘invisibili’ dal punto di vista della partecipazione civica. La mancata alfabetizzazione giuridica e istituzionale rende complesso l’esercizio dei diritti e l’accesso ai servizi. In tal senso, la traduzione linguistica, sebbene rappresenti un primo passo fondamentale, non è sufficiente per garantire una piena inclusione. È il caso, ad esempio, di concetti giuridici e istituzionali, come quelli di ‘buona fede’, o legati ai sistemi fiscali e retributivi, che richiedono una comprensione più profonda, che va oltre la mera traduzione testuale. Ciò indica la necessità di un approccio integrato che tenga conto non solo delle barriere linguistiche, ma anche di quelle culturali e strutturali, per permettere alle persone migranti di esercitare pienamente i propri diritti di cittadinanza.La questione assume complessità ulteriore quando viene analizzata in relazione ai giovani di seconda generazione. Se da un lato la mancata alfabetizzazione giuridica e istituzionale dei genitori si riflette anche su di loro, dall’altro la loro condizione risulta spesso più frustrante. Molti di essi, ritenendosi adeguatamente integrati dal punto di vista linguistico, tendono a non rivolgersi alle associazioni per persone migranti, poiché si considerano pienamente competenti in italiano. Tuttavia, nei fatti, questi giovani si trovano spesso di fronte alla difficoltà di comprendere in modo effettivamente corretto i testi giuridici e amministrativi che vengono loro sottoposti. Questa condizione di ‘presunta alfabetizzazione’ giuridica crea una frattura tra la loro percezione di inclusione linguistica e la reale capacità di interagire con il sistema giuridico e istituzionale. Al contempo, i giovani di seconda generazione rappresentano una risorsa cruciale come potenziali mediatori culturali e giuridici. La loro esperienza di vita, sospesa tra il mondo di origine familiare e il contesto socio-istituzionale italiano, li rende figure chiave per lo sviluppo di sistemi di mediazione e traduzione giuridica più efficaci. In questa prospettiva, nel presente articolo tenterò di esplorare, di riconoscere e valorizzare il ruolo dei giovani di seconda generazione non solo come destinatari passivi di politiche di inclusione, ma anche come agenti attivi di trasformazione e partecipazione del contesto socio-giuridico italiano.
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