Linguaggio processuale e tutela dei migranti. Appunti per una ricerca sul principio di ‘chiarezza linguistica’ nel processo civile.

Il tema del linguaggio processuale può sembrare lontano dai problemi relativi alla tutela dei migranti. Cionondimeno, è evidente che un linguaggio legislativo (o giudiziale) chiaro e tecnicamente appropriato può concorrere alla semplificazione e alla certezza del diritto in una materia molto complessa quale è quella processuale e consentirne la comprensione da parte dell’utente anche (e soprattutto) nei casi in cui si tratta di prestare, in favore dei migranti (e non solo), una tutela effettiva rispetto a diritti fondamentali, quali sono la cittadinanza, la salute e il lavoro. Il linguaggio e la tecnica linguistica si rivelano infatti fondamentali non soltanto dall’angolo visuale del corretto esercizio della professione forense e di quella giurisdizionale, ma anche per tutti gli altri soggetti coinvolti nel processo. Si deve peraltro tenere in conto che la legge processuale si esprime attraverso un linguaggio specialistico, che appare più tecnico rispetto a quello della legge sostanziale, la quale si riflette anche negli atti negoziali. Proprio la complessità delle regole e del linguaggio del processo costituisce in effetti la ragione per cui, di regola, le parti non possono stare in giudizio personalmente, ma devono necessariamente essere rappresentate da un avvocato dotato di procura; ciò al netto di alcune eccezioni, presenti anche e proprio nell’ambito dei procedimenti relativi alla tutela dei migranti. Di qui l’esigenza di approfondire il rapporto tra la comprensione della dimensione processuale della tutela dei diritti e la relazione parte processuale / avvocato / giudice nell’ottica di una possibilità di tutela effettiva, rivolgendo particolare attenzione alla parola della legge processuale per valutare come (e in che misura) il diritto all’informazione del migrante possa essere garantito anche attraverso testi giuridici o provvedimenti giurisdizionali espressi con un linguaggio comprensibile da parte (anche) dei migranti.

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