Il diritto contrattuale della modernità si è proposto di correggere e attutire le asimmetrie economiche e informative tra i contraenti. Nel diritto occidentale, queste strategie perequative hanno avuto la funzione di favorire la trasmissione e la redistribuzione delle ricchezze. A partire dalle esigenze che si sono poste nelle comunità islamiche in ordinamenti non islamici, è possibile sostenere che istanze omologhe di lealtà contrattuale e di giustizia sociale abbiano avuto un ruolo particolarmente significativo anche nei sistemi giuridici di matrice arabo-islamica. Quel processo di elaborazione concettuale ha conseguito una spiccata influenza nelle interpretazioni dottrinali, nelle soluzioni giurisprudenziali e nelle prassi consuetudinarie comunemente osservate. Scopo della presente analisi sarà quello di verificare concretamente come la tutela di queste istanze non abbia originato modelli contrattuali incompatibili alle normative civilistiche europee; al contrario, la finanza islamica e i suoi tipi di regolamentazione sembrano, all’esito di un processo interculturale di traduzione della differenza, determinare posizioni simili e non divergenti e persistenti rischi di abuso e conflittualità inter partes.
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