Machiavelli è considerato il campione dell’efficienza politica. Il suo pensiero è stato tradizionalmente rappresentato come una bilancia tra imperativi etici ed esigenze pragmatiche, che tuttavia finisce per inclinare inesorabilmente verso il secondo dei due poli. Una consistente dose di cinismo è assunta dalla critica storicoletteraria come il controprezzo necessario per la fondazione una conoscenza politica oggettiva, vale a dire quella stessa scienza politica moderna di cui Machiavelli è considerato il padre e il responsabile. In questo saggio vorrei avventurarmi nel tentativo di rendere visibile un altro aspetto della visione politico-antropologica del segretario fiorentino. Esso è strettamente radicato e ha la sua scaturigine nella relazione tra cognizione e libertà che giace sul fondo della avventura umana e teorica di questo straordinario personaggio. A questo scopo, proporrò un inconsueto e, per alcuni versi, audace parallelo tra Don Chisciotte e Machiavelli, nella convinzione che essi condividano insieme il tragico e disperato tentativo di comporre idealità e contraddittorietà inerente all’agire umano. La mia tesi è che entrambi amaramente si scontrino con la molteplicità (o non univocità) dei mondi che gli esseri umani generano attraverso il loro vivere. A tal riguardo, considero la consapevolezza dell’incommensurabilità dei mondi esistenziali e perciò la loro irriducibilità a un paradigma apriori dotato di coerenza etico-razionale la principale scoperta della proto-modernità e, al tempo stesso, la pietra angolare dell’imperitura genialità che promana dai capolavori di Cervantes e Machiavelli. Le risposte che ciascuno di questi autori fornisce all’enigma incastonato nella radicale contraddittorietà dell’esperienza umana si prospettano divergenti. Nondimeno, la discontinuità tra le opzioni esistenziali riposano sulla circostanza che Cervantes diede voce alla sua visione della vita giovandosi di un personaggio solo letterario, e cioè Don Chisciotte/Alonso Quijano. Diversamente, Machiavelli forgiò le figure letterarie dei suoi scritti politici al precipuo scopo indicare un orizzonte di soluzione alle difficili condizioni che affliggevano il suo tempo; le stesse che, d’altro canto, segnarono il suo destino personale. Affrontare le contraddizioni del vivere implica, nel pensiero di Machiavelli, l’assoluta necessità di considerare da una prospettiva processiva la dialettica mezzi/fini: cioè a dire attraverso una ponderata e vigile combinazione di conoscenza e libertà, affrancata da ogni apriorismo e sempre aperta, nel segno della modestia intellettuale, a imparare riflessivamente dalle conseguenze. Tutto ciò tratteggia i contorni di un’altra modernità, la profonda, il cui profondo significato è ancora da scoprire a tutto vantaggio del futuro che nel presente contemporaneo siamo chiamati a progettare.
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